giovedì 1 giugno 2017

I "CASTELLI" DI TRAMUTOLA

Questo articoletto fu pubblicato su "LA FONTANA DELLA VALLE"
Mensile di ispirazione cattolica della Val D'Agri - giugno 1997, anno V, n. 6 

Il giorno 2 giugno u.s., in seguito ad un invito, mi sono recato a Brienza presso l'Istituto Commerciale e per geometra per visitare la mostra Storica Fotografica curata ed ed allestita dai Docenti ed Alunni di detto Istituto.
Di fronte alla ricca esposizione delle fotografie ho provato un senso di compiacimento; esse riguardano i portali, i vicoli suggestivi dei centri urbani antichi, le pale di Altari, gli affreschi dei chiostri monastici etc. Tutto ripreso nei paesi che gravitano nell'ambito geografico di tale Istituto Scolastico.
Vivamente invito ed esorto a visitare detta mostra.
Interessante soprattutto è stato il discorso tenuto dal Prof. Monaco A., il quale ha invitato tutti, specialmente i giovani, a prestare più attenzione alla memoria storica perchè l'uomo senza memoria storica è niente.
Il suo appassionato intervento ha destato in me l'interesse a pubblicare questo articolo riguardante l'onomastica del toponimo "Castelli", luogo del comprensorio di Tramutola.
Un giorno, in compagnia di un amico che fungeva da guida, mi avventurai nei boschi che circondano Tramutola in cerca di funghi; specificatamente incominciammo l'esplorazione dalle Farnete, Tempa Rapezzata da dove si ammira la spettacolare Grotta, e continuammo su per la Fontana di Maggio o di Gianno Pepe, scendemmo poi a Casamasone, indi giù verso la Chiesa di S. M. della Scalella (Scaletta), e infine ci inerpicammo verso la località Castelli. Sulla vetta che è più o meno pianeggiante si possono ammirare alcuni resti di mura che presuppongono una cinta muraria. Fin da piccolo ho sentito parlare di queste muraglie, vederle da vicino, toccarle, provocano una intensa emozione. Sono i resti di un Castello, di una fortezza o di un'antico insediamento?
Dai nomi tramandatici quali Casamasone, Castiglione, Castelli si presume che lì vi sia esistito effettivamente un castello e una grande casa. A questo interrogativo si potrebbe rispondere con uno studio approfondito e con una campagna di scavi incominciando dai resti di quelle muraglie.
Per fortuna avevo con me, nella borsa, la macchina fotografica, scattai delle foto cercando di inquadrare anche la posizione geografica del luogo.
A sud-ovest le selle che dividono il Vallo di Diano dalla Valle dell'Agri.
A sud tra il monte Aquila e le pendici di Monticello vi è Santa Palomba (Colomba), una piccola sella che dirada verso la bassa Valle dalla quale si intravedono Viggiano e i territori di Grumento Nova. A sud-est, dove il monticello scende alle Raie, si distingue nettamente metà del paese di Marsicovetere e di fronte la Civita antico insediamento inesplorato che potrebbe risalire ai primi abitatori della Valle dell'Agri.
Certamente le muraglie furono visitate dal Nostro concittadino Andrea Lombardi, ma chi per primo mise "nero su bianco", fu il Sig. Patroni Giuseppe in "Notizie sugli scavi di Antichità" - Aprile-giugno 1897, il quale così scrisse: Non lungi da Tramutola, in contrada Castelli (un cocuzzolo dominando un profondo burrone situato a Nord-Ovest, a cui si accede da una specie di sella), riconobbi una cinta Pelasgica trovata dal Sig. Di Cicco, della quale diamo ora la notizia noi per la prima volta. E' costruita con blocchi non molto grossi, attualmente poco sporgenti dal suolo suolo boscoso; il muro è largo circa 5 metri, compreso il riempimento interno di pezzi minori e di ciottoli. All'interno di questa cinta, si vedono tracce di altre mura a secco, fatte con massi molto piccoli ed irregolari. Non si vede alcuna eminenza speciale che accenni ad agropoli. Al di fuori della cinta è una casetta costruita con muretti a secco, molto analoghi agli antichi, ma probabilmente fatta in tempi recenti con materiale tolto alle mura antiche. Mantiene tutta la pianta e raggiunge un metro di elevazione sul suolo".
I resti di queste mura potrebbero essere appartenute a un castello fortificato munito di torre di guardia, probabilmente alle dipendenze della Grumentum ellenica o di altra città antica esistente nei pressi di Armento; serviva a controllare il transito delle merci, degli animali, dei corrieri postali, delle persone, ma soprattutto costituiva una vedetta per controllare gli altri insediamenti stabiliti dai Sanniti e Marsi nell'Alta Valle dell'Agri: vedi Vertina.
Nei pressi di questo castello esisteva una grande casa che serviva di sosta e di ristoro: una Taverna.
I Romani misero sotto il loro dominio i Lucani ed altri popoli, latinizzando i luoghi e i popoli; da loro poi hanno preso i nomi dei luoghi, che antichi geografi attraverso vari copisti ci hanno tramandato. vedi Itinerario Antonini ed altri.
La grande casa (Casamasone) poteva essere una stazione di pernottamento (mansiones) e di tappa (mutationes). In genere questi luoghi erano ubicati fuori dei centri abitati, lungo il tracciato viario o nelle sue vicinanze. Ad avvalorare questa mia tesi è la posizione geografica dei resti di questo castello, esso è posto a mezza strada tra la via Popilia Aquilia e la via Erculea: la prima, da Capua scendeva fino alle Nares Lucanae (le Taverno dello Scorzo Prov. Sa), poi si diramava con un braccio lungo la direttrice del Tirreno (Pestum) scendeva a Reggio; l'altro lungo il Vallo di Diano fino a Nerulum (Rotonda) scendeva allo Ionio, Sibari, Reggio.
Da Nerulum partiva una strada per Grmentum.
La seconda, l'Erculea, da Venosa arrivava a Grumentum. A congiungere queste grandi strade erano delle vie secondarie o tratturi che difficilmente sono menzionati nei grandi Itinerari degli antichi geografi.
Quindi il nostro castello si trova posto proprio in un punto ove l'antico tratturo o via trasversale (trames) o scorciatoria che partendo dall'antica Marcelliana scendeva a Grumentum, a sua volta rappresentava un bivio per chi doveva recarsi alle antiche città che esistevano nell'alta valle dell'Agri, e per chi doveva recarsi alle antiche città della bassa valle, ma soprattutto univa con un sentiero secondario le sopradette grandi arterie.
Questo castello e questa "mansio" erano anche posti di polizia muniti di torre di guardia ove venivano ospitati anche i doganieri (tabularii) e nella stazione si fermavano anche i corrieri (tabellarii) che trasportavano le merci e i bagagli dei passeggeri. In queste stazioni si conservavano molte derrate alimentari che servivano anche agli eserciti di transito. Vi trovavano gli addetti alla riparazione dei veicoli (vehicularii), i carpentieri, i falegnami, (fabbri lignarii) e le taverne per l'alloggio di uomini e animali.
Secondo il mio modesto parere, che sarà trattato ed approfondito in un altro lavoro, questa grande casa che rappresentava un punto di rapido cambio di cavalli (mutatio) o di sosta per tramutare, posta sulla trasversale (trames) abbia dato nome al luogo Tramutola che per metatesi di linguaggio avvenuto nel corso dei secoli, è rimasto l'onomastica del luogo: le Pantane di Tramutola, San Pietro di Tramutola, l'acqua di Tramutola.
Mutatio, -onis: cambiamento, scambio, cambio, tramutatio, tramutolo, tramutola.
Tutto quanto sopra esposto potrebbe rappresentare una pura fantasia, solo una seria campagna di scavi archeologici potrebbe affermare o smentire. Pertanto ho lanciato la prima pietra, altri più competenti e più bravi di me hanno il compito di raccoglierla.
Questo servirebbe anche per tracciare una mappa degli antichi posti fortificati che esistevano nella nostra valle e che gli antichi Lucani venuti dal Sannio se ne appropriarono o anche per arricchire il nostro sacro patrimonio storico, archivistico, archeologico per offrirlo al turismo, ed essere un'occasione di lavoro da offrire ai nostri giovani. 

                                                                            Remo Oriolo

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