sabato 3 giugno 2017

TRAMUTOLA E LA SUA MADONNA DEI MIRACOLI

                                                                    CAPITOLO I°                                                                                         
TRAMUTOLA E LA SUA MADONNA DEI  MIRACOLI

A richiesta ripropongo il suddetto articolo tratto (in parte) dal mio libro-quaderno: La Chiesa Madre S.S. Trinità di Tramutola 1166- 1965. (forse reperibile presso la Chiesa Parrocchiale).                                              
Tra i grandi e piccoli monumenti che si possono ammirare in Tramutola, spicca quello più significativo e più caro al popolo tramutolese: la maestosa e soave statua della Madonna del S.S. Rosario ora Maria S.S.ma dei Miracoli.
Essa è realizzata in una scultura lignea a tutto pieno, dal portamento Regale; con la mano destra ha l'atto di porgere la corona del Rosario, invece, con la sinistra, regge stretto al suo seno il divin Bambino. Anch'esso con la mano sinistra regge la corona del Rosario mentre la mano destra alzata è nel segno di benedire e le tre dite vogliono rappresentare la S.S.ma Trinità.
Per arte e simbologia è un vero capolavoro del 1700.
Fu acquistata dalla "Congregazione del Rosario" per portarla in processione al posto dell'antica Statua del Rosario che era posta nella nicchia, in alto, al centro del magnifico Altare in legno dorato che ancora si può ammirare nella Chiesa del Rosario.
Le carte antiche ci dicono che essa era molto pesante e la manovra che occorreva quasi mensilmente per scenderla dalla nicchia, risultava scomoda e complicata.
Al termine delle processioni, la nuova statua veniva riposta in un apposito armadio. Tale protezione conservò intatto il Sacro Simulacro dalla rovina del terremoto del 1857 che danneggiò la detta chiesa.
Ai giorni nostri la Statua della Madonna dei Miracoli, si presenta arabescata con motivi floreali in oro antico di diverse tonalità che la rendono splendente nel suo portamento maestoso.
Non conserva più l'originario colore delle vesti rosse e del manto color turchino tempestato di stelle dorate. Questo dovuto ad un sapiente restauro eseguito da artigiani di Napoli sotto la sapiente direzione dei Rev.mi Padri Benedettini di Cava in occasione della ricorrenza del I° centenario dei Miracoli del Maggio 1853................


OMAGGIO DI ROSE ALLA MADONNA REGINA DELLE ROSE

Da circa 70 anni è tradizione del popolo Tramutolese collocare la prodigiosa statua della Madonna dei Miracoli in mezzo ad una grande barca intessuta di rose profumate, raccolte nei giardini di privati cittadini.
Le industriose mani, guidate più che dall'arte, dalla fede e dall'amore filiale, intrecciano e intessono le rose con felci raccolti nei nostri castagneti e con palme ed altri fiori profumati. E' interessante notare l'illuminazione alimentata con pesanti batterie per auto. Nota n. 1 (inizialmente le batterie furono offerte dal Sig. Vincenzo Marrano; attualmente sono i Signori De Falco a curarne l'istallazione. Per tradizione, alla formazione dell'ossatura della barca concorrono i discendenti di quel Giovanni Tedesco che pare sia stato uno dei più ferventi animatori dell'infiorazione della barca in occasione del suo ritorno a Tramutola dalle Americhe).
Poi a sera, normalmente l'ultima domenica di Maggio, quando l'ultimo raggio di sole bacia le cime delle nostre montagne, questa barca con la S.S.ma Effige di M. S.S.ma dei viene portata a spalle per le vie del paese da schiere di giovani Tramutolesi accompagnati da una moltitudine di gente commossa e al tempo stesso festante, tanto da destare da ultimo, la meraviglia di un sacerdote di Potenza nel constatare la presenza di tutti i cittadini di Tramutola.
Fino agli anni 50 del secolo appena trascorso era tradizione esporre alle finestre ed ai balconi, illuminati elettricamente ed anche con candele, le migliori coperte e lenzuola riccamente ricamate dalle abili mani delle donne tramutolesi. Suggestivi erano gli altarini e i festoni intrecciati da vari fiori, edera e felci, sistemate ad arco lungo le vie della Processione. Nota n. 2 (Era consuetudine recare in processione la famosa "Guglia" una sorta di campanile in miniatura riccamente  addobbato, colorato ed illuminato con fiaccole e palloncini crespati e multi colorati anch'essi illuminati con un piccolo cero.)
Da qualche anno l'unico festone superstite di questa tradizione di addobbare è quello che si è potuto ammirare alla Via Garibaldi, innesto con la Via Pisacane (palazzo Grieco - Pascarelli).
E' auspicabile che si ritorni a questa gioiosa tradizione di addobbare le vie del percorso processionale in modo che sia un incentivo per le generazioni future.
Ci si pone una domanda: "Perchè si intreccia di rose una struttura a forma di barca in un paese a vocazione montanara e non certamente balneare?".
La spiegazione di questo fatto è da ricercare nel fenomeno dell'emigrazione transoceanica ed anche nei paesi continentali Europei. Tramutola infatti è stato un paese soggetto all'emigrazione dei suoi figli nelle terre lontane.
Negli anni trenta del secolo XX°, ritornarono a Tramutola alcuni di quei cittadini emigranti nelle lontane Americhe, che spinti dall'amore filiale verso la S.S.ma Vergine, pensarono di avviare questa suggestiva processione con la raffigurazione della nave che varca l'oceano riponendo in essa idealmente i loro cuori e le loro ansie, i loro timori ed invocazione della divina protezione. (nota n. 3): La versione più comunemente accreditata della istituzione di questa processione è quella fornita dalla viva voce di alcuni fedeli e cioè: Il Sacerdote don Costantino De Nictolis, nei primi anni della sua ordinazione sacerdotale, si recò negli Stati Uniti d'America e colà curò per circa sei mesi le anime di una Parrocchia. Ivi ebbe modo di ammirare una processione con l'Effige della Madonna, collocata in una grande barca decorata con vari fiori, solcare le acque di un grande Lago. Al ritorno in Patria, don Costantino fu nominato Parroco di Tramutola, perchè cresciuto nell'amore filiale e devoto verso la nostra Madonna, spronato dai tanti motivi devozionali su esposti, fu ben felice di creare la tradizionale processione della barca di rose a compimento del Mese Mariano.
Fin qui, quanto sopra esposto è noto alla maggior parte dei cittadini, ma ascoltando la voce di un cittadino che da ragazzo è stato vicino all'Arciprete del tempo e che ha condotto gli studi presso il Seminario Diocesano di Badia di Cava, si apprende che l'origine dell'istituzione della tradizionale barca di fiori in onore della Madonna dei Miracoli è molto remota e risale almeno al 1898, anno in cui avvenne il rimpatrio di molti cittadini tramutolesi dalle Americhe, emigrati per non servire il nuovo corso politico Risorgimentale Italiano.
Infatti molti nostri paesani dopo il 1860, emigrarono nelle Americhe e nei paesi Europei perchè segnalati come "borbonici e come briganti", ed anche per sfuggire alle persecuzioni o per non essere arruolati nell'esercito ed inviati a combattere le ultime guerre d'Indipendenza, allettati anche dalle notizie di facili guadagni, abbandonarono con mille espedienti le famiglie, le terre, le massarie, insomma i loro beni, per inseguire il sogno dell'emigrazione, all'incontro con una nuova esistenza. Fra questi dei buoni musicisti e dei buoni fabbricanti di arpe e di organetti, vi erano vari artigiani e qualche professionista.
Dopo le guerre d'Indipendenza il Governo si avvide del disagio socio economico creato dall'emigrazione specialmente avvertito nei paesi del sud d'Italia. Verso il 1898 una nave, la San Lorenzo ancora a vela, fu mandata nei porti americani con l'intendo di dare la possibilità a quei cittadini che volevano ritornare nei loro paesi italiani. Molti di loro, stanchi delle privazioni subite perchè abitavano in baracche piene di scarafaggi ed anche sollecitati dal fatto di essere amministiati anche se disertori, decisero il ritorno alla casa natale e fra questi molti erano Tramutolesi. (Nota n. 4) Si racconta che un nostro concittadino nacque su quella nave e perciò gli fu imposto il di nome di Lorenzo.
Questi appena arrivati nel nostro paese, subito corsero a ringraziare la Mamma Celeste per averli protetti lungo la difficile traversa transoceanica. Arrivarono Verso la fine di Maggio quando già si era tenuta la festa del 17 maggio in onore della Madonna dei Miracoli e così si attivarono per una nuova festa e questa volta inventarono una barca di fiori riccamente addobbata sulla quale posero, in accordo con il Parroco, il venerato simulacro e la condussero in processione per il paese.
Non mi è stato possibile riscontrare, dai documenti? in proposito, se questa processione si è tenuta anche negli anni immediatamente successivi.
Però è sicuro che tale processione con la barca di rose e fiori fu tenuta nell'anno 1923 in occasione della solenne incoronazione della Madonna dei Miracoli e sempre il 29 di maggio di quell'anno, anche perchè si inaugurò l'illuminazione elettrica del paese ed immaginate con me il meraviglioso spettacolo!.
Anche questa volta questa processione avvenne per un avvenimento politico. Infatti si era in pieno regime fascista e il Capo del Governo Mussolini incoraggiò il rimpatrio degli Italiani e perciò molti tramutolesi, ritornati al paese, furono ben lieti di ringraziare ancora una volta la S.S.ma Vergine per essere stati protetti dai pericoli del periglioso viaggio di ritorno. Da allora questa processione con la barca di rose si è svolta ad anni alterni fino agli anni trenta, fino a quando non ha conquistato il regolare svolgimento dell'ultima Domenica di maggio di ogni anno.

giovedì 1 giugno 2017

I "CASTELLI" DI TRAMUTOLA

Questo articoletto fu pubblicato su "LA FONTANA DELLA VALLE"
Mensile di ispirazione cattolica della Val D'Agri - giugno 1997, anno V, n. 6 

Il giorno 2 giugno u.s., in seguito ad un invito, mi sono recato a Brienza presso l'Istituto Commerciale e per geometra per visitare la mostra Storica Fotografica curata ed ed allestita dai Docenti ed Alunni di detto Istituto.
Di fronte alla ricca esposizione delle fotografie ho provato un senso di compiacimento; esse riguardano i portali, i vicoli suggestivi dei centri urbani antichi, le pale di Altari, gli affreschi dei chiostri monastici etc. Tutto ripreso nei paesi che gravitano nell'ambito geografico di tale Istituto Scolastico.
Vivamente invito ed esorto a visitare detta mostra.
Interessante soprattutto è stato il discorso tenuto dal Prof. Monaco A., il quale ha invitato tutti, specialmente i giovani, a prestare più attenzione alla memoria storica perchè l'uomo senza memoria storica è niente.
Il suo appassionato intervento ha destato in me l'interesse a pubblicare questo articolo riguardante l'onomastica del toponimo "Castelli", luogo del comprensorio di Tramutola.
Un giorno, in compagnia di un amico che fungeva da guida, mi avventurai nei boschi che circondano Tramutola in cerca di funghi; specificatamente incominciammo l'esplorazione dalle Farnete, Tempa Rapezzata da dove si ammira la spettacolare Grotta, e continuammo su per la Fontana di Maggio o di Gianno Pepe, scendemmo poi a Casamasone, indi giù verso la Chiesa di S. M. della Scalella (Scaletta), e infine ci inerpicammo verso la località Castelli. Sulla vetta che è più o meno pianeggiante si possono ammirare alcuni resti di mura che presuppongono una cinta muraria. Fin da piccolo ho sentito parlare di queste muraglie, vederle da vicino, toccarle, provocano una intensa emozione. Sono i resti di un Castello, di una fortezza o di un'antico insediamento?
Dai nomi tramandatici quali Casamasone, Castiglione, Castelli si presume che lì vi sia esistito effettivamente un castello e una grande casa. A questo interrogativo si potrebbe rispondere con uno studio approfondito e con una campagna di scavi incominciando dai resti di quelle muraglie.
Per fortuna avevo con me, nella borsa, la macchina fotografica, scattai delle foto cercando di inquadrare anche la posizione geografica del luogo.
A sud-ovest le selle che dividono il Vallo di Diano dalla Valle dell'Agri.
A sud tra il monte Aquila e le pendici di Monticello vi è Santa Palomba (Colomba), una piccola sella che dirada verso la bassa Valle dalla quale si intravedono Viggiano e i territori di Grumento Nova. A sud-est, dove il monticello scende alle Raie, si distingue nettamente metà del paese di Marsicovetere e di fronte la Civita antico insediamento inesplorato che potrebbe risalire ai primi abitatori della Valle dell'Agri.
Certamente le muraglie furono visitate dal Nostro concittadino Andrea Lombardi, ma chi per primo mise "nero su bianco", fu il Sig. Patroni Giuseppe in "Notizie sugli scavi di Antichità" - Aprile-giugno 1897, il quale così scrisse: Non lungi da Tramutola, in contrada Castelli (un cocuzzolo dominando un profondo burrone situato a Nord-Ovest, a cui si accede da una specie di sella), riconobbi una cinta Pelasgica trovata dal Sig. Di Cicco, della quale diamo ora la notizia noi per la prima volta. E' costruita con blocchi non molto grossi, attualmente poco sporgenti dal suolo suolo boscoso; il muro è largo circa 5 metri, compreso il riempimento interno di pezzi minori e di ciottoli. All'interno di questa cinta, si vedono tracce di altre mura a secco, fatte con massi molto piccoli ed irregolari. Non si vede alcuna eminenza speciale che accenni ad agropoli. Al di fuori della cinta è una casetta costruita con muretti a secco, molto analoghi agli antichi, ma probabilmente fatta in tempi recenti con materiale tolto alle mura antiche. Mantiene tutta la pianta e raggiunge un metro di elevazione sul suolo".
I resti di queste mura potrebbero essere appartenute a un castello fortificato munito di torre di guardia, probabilmente alle dipendenze della Grumentum ellenica o di altra città antica esistente nei pressi di Armento; serviva a controllare il transito delle merci, degli animali, dei corrieri postali, delle persone, ma soprattutto costituiva una vedetta per controllare gli altri insediamenti stabiliti dai Sanniti e Marsi nell'Alta Valle dell'Agri: vedi Vertina.
Nei pressi di questo castello esisteva una grande casa che serviva di sosta e di ristoro: una Taverna.
I Romani misero sotto il loro dominio i Lucani ed altri popoli, latinizzando i luoghi e i popoli; da loro poi hanno preso i nomi dei luoghi, che antichi geografi attraverso vari copisti ci hanno tramandato. vedi Itinerario Antonini ed altri.
La grande casa (Casamasone) poteva essere una stazione di pernottamento (mansiones) e di tappa (mutationes). In genere questi luoghi erano ubicati fuori dei centri abitati, lungo il tracciato viario o nelle sue vicinanze. Ad avvalorare questa mia tesi è la posizione geografica dei resti di questo castello, esso è posto a mezza strada tra la via Popilia Aquilia e la via Erculea: la prima, da Capua scendeva fino alle Nares Lucanae (le Taverno dello Scorzo Prov. Sa), poi si diramava con un braccio lungo la direttrice del Tirreno (Pestum) scendeva a Reggio; l'altro lungo il Vallo di Diano fino a Nerulum (Rotonda) scendeva allo Ionio, Sibari, Reggio.
Da Nerulum partiva una strada per Grmentum.
La seconda, l'Erculea, da Venosa arrivava a Grumentum. A congiungere queste grandi strade erano delle vie secondarie o tratturi che difficilmente sono menzionati nei grandi Itinerari degli antichi geografi.
Quindi il nostro castello si trova posto proprio in un punto ove l'antico tratturo o via trasversale (trames) o scorciatoria che partendo dall'antica Marcelliana scendeva a Grumentum, a sua volta rappresentava un bivio per chi doveva recarsi alle antiche città che esistevano nell'alta valle dell'Agri, e per chi doveva recarsi alle antiche città della bassa valle, ma soprattutto univa con un sentiero secondario le sopradette grandi arterie.
Questo castello e questa "mansio" erano anche posti di polizia muniti di torre di guardia ove venivano ospitati anche i doganieri (tabularii) e nella stazione si fermavano anche i corrieri (tabellarii) che trasportavano le merci e i bagagli dei passeggeri. In queste stazioni si conservavano molte derrate alimentari che servivano anche agli eserciti di transito. Vi trovavano gli addetti alla riparazione dei veicoli (vehicularii), i carpentieri, i falegnami, (fabbri lignarii) e le taverne per l'alloggio di uomini e animali.
Secondo il mio modesto parere, che sarà trattato ed approfondito in un altro lavoro, questa grande casa che rappresentava un punto di rapido cambio di cavalli (mutatio) o di sosta per tramutare, posta sulla trasversale (trames) abbia dato nome al luogo Tramutola che per metatesi di linguaggio avvenuto nel corso dei secoli, è rimasto l'onomastica del luogo: le Pantane di Tramutola, San Pietro di Tramutola, l'acqua di Tramutola.
Mutatio, -onis: cambiamento, scambio, cambio, tramutatio, tramutolo, tramutola.
Tutto quanto sopra esposto potrebbe rappresentare una pura fantasia, solo una seria campagna di scavi archeologici potrebbe affermare o smentire. Pertanto ho lanciato la prima pietra, altri più competenti e più bravi di me hanno il compito di raccoglierla.
Questo servirebbe anche per tracciare una mappa degli antichi posti fortificati che esistevano nella nostra valle e che gli antichi Lucani venuti dal Sannio se ne appropriarono o anche per arricchire il nostro sacro patrimonio storico, archivistico, archeologico per offrirlo al turismo, ed essere un'occasione di lavoro da offrire ai nostri giovani. 

                                                                            Remo Oriolo